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COVID-19: il “microbiota” intestinale potrebbe influenzare la gravità della malattia?

Di Pierpaolo Piras*

Roma. La flora batterica intestinale umana (microbiota) può svolgere un ruolo nel modulare la gravità clinica dell’infezione virale da  e, ancor più, agire nella forza ed efficacia della risposta del nostro sistema immunitario al virus?

Un’immagine di batteri

Ancora, gli eventuali squilibri in tale microbioma possono causare continui sintomi infiammatori a carico di singoli organi o a sistemi d’organo, sempre più spesso denominati con una nuova terminologia scientifica come COVID “a lungo decorso”?

Questi sono stati gli interrogativi sviluppati dai ricercatori del Policlinico universitario di Hong Kong.

La sede del Policlinico di Hong Kong

La risposta ufficiale è positiva in entrambi i casi.

Così dicono i responsabili della ricerca dell’Institute of Digestive Disease di Hong Kong.

“Il ripristino dei batteri saprofitici, (benefici ma mancanti) potrebbe aumentare le nostre difese immunitarie contro il virus SARS-CoV2 e velocizzare il processo di recupero dalla malattia”, hanno scritto nella ricerca.

Di qui il suggerimento terapeutico nella terapia del COVID-19 di non mirare solo a eliminare il virus, ma anche a ripristinare il microbiota intestinale.

Lo studio è ancora in corso, per raggiungere un numero più corposo di dati clinici.

Tuttavia, non può dimostrare che gli squilibri nel microbioma intestinale causino un caso più grave di COVID-19, solo che sembra esserci un’associazione sempre più stretta tra il virus e l’equilibrio batterico intestinale.

Per lo studio, i ricercatori hanno studiato campioni di sangue e di feci da 100 pazienti con COVID-19 conclamato e da 78 persone dimostratamente prive infezione.

I ricercatori hanno studiato campioni di sangue e di feci da 100 pazienti con COVID-19 conclamato

Tuttavia, provenienti da uno studio sul microbiota intestinale fin da prima dell’inizio della pandemia.

I dati emersi al termine dello studio hanno evidenziato che in 274 campioni di feci il microbioma intestinale differiva significativamente tra i pazienti con e senza COVID-19 in atto.

Il tutto, indipendentemente dal fatto che fossero stati somministrati antibiotici o altri farmaci.

Una delle possibili deduzioni cliniche è rappresentato, ad esempio, da quei Pazienti affetti da COVID-19 , che presentavano un minor numero di tipologie batteriche capaci di influenzare la risposta del sistema immunitario rispetto a quelli senza segni d’infezione.

Pertanto, il numero ridotto di questi batteri era legato alla gravità dell’infezione.

Un altro riscontro empirico è dato  dal numero dei batteri del microbiota, che rimane basso fino a 30 giorni dopo che i pazienti infetti avevano eliminato il virus e più in generale, per tutto il tempo dell’analysis time.

Per il momento , si possono avere ragionevoli e scientifiche certezze che il Covid-19 stimola il sistema immunitario umano a sintetizzare e liberare all’interno dell’organismo  citochine antivirali infiammatorie.

In secundis, in alcuni casi,  questa risposta può essere eccessiva, causando danni diffusi ai tessuti, shock settico e insufficienza d’organo.

L’analisi dei campioni di sangue ha rilevato che lo squilibrio microbico intestinale nei pazienti COVID-19 era collegato ad alti livelli di citochine infiammatorie e marcatori ematici di danni ai tessuti, come la proteina C-reattiva.

La “proteina C-reattiva è prodotta dal fegato nel corso di processi infiammatori.

Ha una struttura molto simile alle Immunoglobuline di classe G (IgG) , ma senza specificità per un eventuale antigene batterico o virale.

Il microbiota intestinale è rappresentato dal complesso dei numerosi batteri (oltre che alcuni miceti e virus), tutti non patogeni, che popolano come saprofiti all’interno del tubo intestinale.

Sono circa 90 miliardi di unità e  scientificamente considerati come una centrale del benessere: sintesi di alcune importanti vitamine come la vitamina K, altre del gruppo B, assorbimento di numerose altre molecole biochimiche utilissime all’organismo umano

*Specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale

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