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Prove digitali: elemento fondamentale per l’85% dei crimini non solo informatici

Di Assunta Romano

Bruxelles. Le “prove digitali” (E-evidence) costituiscono un elemento fondamentale per l’85% dei crimini non solo informatici di tutta l’Unione Europea.

Le prove digitali nuova frontiera nella lotta al crimine 

In molti casi, i dati digitali sono di fondamentale importanza per le indagini su atti criminali e in alcuni casi possono costituire l’unica possibilità per identificare o localizzare sia vittime che criminali, oltre che rappresentare  una possibile prova per le indagini.

Sin dalla sua fondazione avvenuta nel 2017, il progetto europeo “SIRIUS” creato dall’Europol insieme con l’Unità di Cooperazione Giudiziaria dell’Unione Europea (Eurojust), gli Stati membri dell’UE e l’European Judicial Network (EJN) mette a disposizione delle Forze dell’Ordine europee e delle autorità giudiziarie le informazioni derivanti dalle tracce digitali lasciate sul Web non solo relative al cybercrime.

La sede di Europol

Abusi su minori, preparazione di atti terroristici, rappresentano reati su cui l’ individuazione dell’impronta digitale elettronica costituisce elemento fondamentale per la caccia agli autori di tali crimini.

Attraverso il progetto SIRIUS vengono messi a disposizione degli Stati membri i dati raccolti da indagini  transfrontaliere eseguite dalle Forze dell’Ordine europee, informazioni a cui accedono via web e piattaforme  più di 4.500  professionisti appartenenti all’UE e ai 17 Paesi Terzi che hanno sottoscritto appositi accordi con  l’Unità di Cooperazione Giudiziaria dell’Unione Europea.

Partner del progetto sin dal 2018, Eurojust  fornisce il suo supporto giuridico trasmettendo alle autorità informazioni  attraverso schede informative ed esplicative, linee guida che descrivono il processo per l’ acquisizione  dei dati acquisiti dai 40 Provider di Servizi Online (OPSs)- informazioni che vengono ricevute  sulla base di una  cooperazione volontaria e del Mutual Legal Assistance (MLA) – un database di contatti relativi a più di 250 provider in tutto il mondo, corsi di formazione online o “in presenza”, continui aggiornamenti sulle ultime tecnologie utilizzate nelle indagini, strumenti  che aiutano nell’interpretazione dei dati tecnologici. Inoltre un network “dedicato” a disposizione dei singoli Paesi membri con il compito di centralizzare ed inviare richieste ai provider per l’acquisizione di dati, per condividere esperienze, buone pratiche, suggerimenti.

Le informazioni maggiormente richieste- nome e cognome, email, recapito telefonico- ed acquisite dai provider costituiscono nell’ 82.4 % dei casi prove valide in sede giudiziaria.

Anche le piattaforme dei giochi online sono sotto la lente di osservazione di SIRIUS.

Nel corso di indagini svolte, il 62% dei Paesi membri interpellati ha rilevato un aumento dell’incidenza di queste piattaforme nel corso degli ultimi due anni.

La quantità dei dati richiesti dall’UE ai provider online è aumentata del 14.3 % dal 2018 al 2019, considerando le informazioni richieste a Airbnb, Apple, Facebook, Google, Microsoft, Snapchat, Twitter e Verizon Media, la maggior parte delle quali (72.0%) è stata inviata da tre Stati membri: Germania( 37.7%), Francia (17.9%) e Gran Bretagna (16.4%).

I Paesi che hanno aumentato maggiormente le richieste dal 2018 al 2019 sono stati la Finlandia (+186.7%) e la Polonia (+100.2%).

In direzione opposta, 4 Stati hanno fatto minore richiesta di dati: Croazia (-16.5%), Lussemburgo (-36,4%), Malta (-12,6 %) e Slovacchia (-16.9%).

Facebook e Google sono stati i Provider che hanno ricevuto nel 2019 la maggior parte delle richieste, pari al 59.3%.

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