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Il mio Lanciano-Bari: secondo tempo da horror. Troppe figurine, pochi uomini.

È bastato un quarto d’ora al Lanciano per imporsi di misura su di un Bari apparso svogliato e superficiale. Una sconfitta che brucia e che lascia basiti per come sia maturata nel corso di una ripresa, di fatto, non giocata dai biancorossi. Precaria condizione fisica, zero geometrie in mediana e poca cattiveria. Un Bari senza idee e privo di mordente, che lascia per strada altri tre punti, senza opporre la benchè minima resistenza nel corso di un secondo tempo da horror.
È dura analizzare una gara del genere, ma ci provo ugualmente. Il primo tempo mette in mostra un buon Bari. La manovra convince meno, palesando problemi in cabina di regia e rivelandosi monotematica. Gli abruzzesi fanno tanta densità a centrocampo, pur concedendo spesso invitanti spazi sugli esterni, poco sfruttati da Di Noia e Cissokho. Non a caso, la più ghiotta delle occasioni sciupate da Puscas nasce da un cross sull’esterno. I biancorossi, invece, si incaponiscono nel fraseggio stretto in zona centrale, sbagliando spesso appoggi elementari e affidandosi alle giocate estemporanee e solitarie di Sansone e De Luca, costretti a giocare la palla sulla trequarti abruzzese, a 40 metri dalla porta difesa da Cragno, e poco propensi al dialogo con i compagni. La manovra, tuttavia, stenta a decollare e appare più farraginosa rispetto alle ultime uscite. Nonostante il gioco non decolli, i biancorossi mettono in mostra una sterile supremazia tecnica, sufficiente a creare diversi grattacapi ai tre della retroguardia frentana, parsa in affanno ogni qual volta Puscas e compagni si affacciano dalle parti di Cragno. Si va al riposo con la consapevolezza che i tre punti siano ampiamente alla portata. Convinzione che crolla come un castello di sabbia nel corso di una ripresa francamente sconcertante. Solito calo atletico, solito Bari. La squadra rimane mentalmente negli spogliatoi e la spia della riserva si accende dopo pochi scampoli della ripresa. La rete di Ferrari è solo la semplice conseguenza dei primi 15′ di follia. L’ariete abruzzese prende la mira, indisturbato, inventandosi un eurogoal. Ma dov’è la difesa? Tonucci e Rada sembrano giocare alle belle statuine, senza portare un minimo di pressione a due passi dallo stesso Ferrari. Il resto della gara poi scorre senza alcun sussulto dei biancorossi, incapaci di portare pericoli dalle parti di Cragno e piantati fisicamente al terreno del “Guido Biondi”.
Difficile, se non impossibile, poter esprimere giudizi sui singoli. Puscas incommentabile. Le occasioni sciupate, di cui una clamorosa, testimoniano tutta l’immaturità di un classe ’96 alla sua prima, vera, esperienza nel mondo del professionismo. Verrebbe spontaneo chiedersi quanto siano improduttivi e “scarsi” i nostri settori giovanili, visto che nell’Inter Primavera il ragazzo ha messo a segno una valanga di reti. Inspiegabile è anche la paurosa involuzione di un Sansone, solo lontano parente di quel giocatore che, meno di 365 giorni fa, ha trascinato il Bologna in A. E qui, offro un ulteriore spunto di riflessione. Il 4-3-3 ne esalta le caratteristiche? Non sarebbe più adeguato valorizzarne il patrimonio tecnico-tattico e metterlo in condizione di poter incidere nell’arco di una gara? A Bologna veniva schierato alle spalle dell’unica punta Cacia o anche da seconda punta, mettendo in mostra un repertorio da giocatore di altra categoria e risultando decisivo nel finale di stagione. Valiani (il meno peggio dei nostri oggi), nonostante la solita prova tutta cuore e sacrificio, non può ricoprire il ruolo di play passo. Ottimo in fase d’interdizione e di spinta, garantisce poche geometrie in mediana. Importante sarà il recupero di Gentsoglou, unico puro regista in rosa.
Una prestazione ampiamente insufficiente, che potrà presto essere riscattata. L’occasione dista solo tre giorni e si chiama Ternana. Sperando di ritrovare un nuovo Bari…

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Written by Alberto Stasi

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