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Il mio Entella-Bari: altezzosi e superficiali. Vincono umiltà e sacrificio.

Cosa può esser cambiato nella testa dei biancorossi in soli quattro giorni?
Prestazione sconcertante quella di Chiavari e che lascia l’amaro in bocca per come sia maturata in una gara, di fatto, non giocata dai biancorossi. Squadra superficiale, senza personalità e a tratti persino altezzosa. Una paurosa involuzione se confrontata a quanto di buono Sansone e compagni avevano messo in mostra nell’infrasettimanale contro la Ternana. Una brusca ed inaspettata, per come maturata, frenata che ridimensiona nuovamente una stagione che proprio non vuol saperne di decollare.
Pronti-via e si intuisce già che il pomeriggio ligure non sarà di quelli memorabili. Approccio alla gara completamente errato dei biancorossi, al cospetto di un Entella coraggioso e, per atteggiamento tattico, sorprendente. I biancorossi, infatti, soffrono l’elevata pressione ordinata da Aglietti ai suoi e perdono quantità industriali di palloni in uscita, spesso in zone delicate del campo, consegnandosi, di fatto, ai padroni di casa. Masucci oscura Gentsoglou e manda in cortocircuito lamanovra dei biancorossi, incapaci di imbastire trame ragionate e pericolose per far breccia nella metà campo dei liguri. In copertura, il Bari offre spazi invitanti e rischia in almeno quattro circostanze di capitolare. Sulla sinistra, Di Noia è spesso costretto “ad uscire alto” ed esporsi al 2 vs 1 dei padroni di casa, bravi a mettere a nudo le difficoltà del giovane biancorosso in ripiego. Difficoltà palesi anche per i centrali: Rada va in apnea, causa la velocità Di Carmine; Tonucci ingaggia un duello rusticano con Caputo e rintuzza come può le avanzate ospiti; Cissokho mostra il perchè sia un terzino fluidificante e non di contenimento. L’Entella è brava nel fare densità a centrocampo e sporcare ogni linea di passaggio, ma i biancorossi hanno il demerito di non approfittare degli esterni, utili per allargare le maglie di una retroguardia attenta. Segue così una manovra monotematica ed esclusivamente sviluppata per vie centrali. Manovra che viene rallentata dalle giocate singole e mai pericolose dei tre d’attacco. Un miracolo il pari con il quale si va al riposo. Nel secondo tempo, ti attendi una sterzata al match ed invece il Bari sprofonda, subendo l’ennesimo k.o stagionale. Difficile persino poter analizzare il perchè di una ripresa così sconcertante e caratterizzata da errori marchiani: uno su tutti, una linea difensiva incapace di tenere una linea, degna di esser definita tale.
Ho aspettato una notte per poter sbollire la rabbia e analizzare il rovente post gara con il massimo della lucidità. Le dichiarazioni di Camplone tuonano di resa. L’allenatore ha apertamente criticato la squadra, non lesinando velate accuse ad una specifica cerchia di giocatori, incriminati di scarso impegno. Parole dettate sicuramente dalla sbalorditiva, in senso negativo, prestazione offerta dai biancorossi. Parole che però contraddicono l’obiettivo dichiarato dallo stesso tecnico in occasione della sua presentazione in quel di Bari (“andremo in Serie A”, n.d.r.). Parole che ridimensionano gli obiettivi di una stagione, l’ennesima, che sta scivolando sui binari dell’anonimato. Vero è che l’avvicendamento sulla panchina biancorossa ha portato in dote sensibili miglioramenti in termini di prestazioni, seppur a sprazzi. Ma i risultati? Sono quelli che contano ai fini della classifica. E credo che, dopo due mesi, si possa tracciare un primo bilancio della gestione targata Camplone. E, purtroppo, di questa, risalta soprattutto l’incapacità di arrivare al risultato da parte del collettivo biancorosso. Quindi, il tecnico, prima di sparare a zero sulla squadra (certamente colpevole), cerchi di analizzare con serenità ciò che non va e, soprattutto, prenda in mano le redini della situazione che, a questo punto, dubito sia riuscito a gestire in questo primo bimestre. Un condottiero non può e non deve mai abbandonare la nave nel momento più delicato della stagione. Se dessimo un rapido sguardo alla classifica, ci accorgeremmo di non essere tagliati fuori dalla corsa playoff e nemmeno dal terzo posto. Quindi, mi auguro che, al più presto, ci sia un confronto aperto tra tecnico e squadra ed eventualmente vengano allontanate le mele marce da questo ambiente, saturo di insoddisfazioni e progetti, di fatto, mai avviati.
Adesso che si è toccato il fondo, risparmiamoci il raschiamento. Bari (e i suoi tifosi) meritano di più.

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Written by Alberto Stasi

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