“Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e la sua famiglia sono coinvolti nel traffico di petrolio della Turchia con lo Stato islamico”.
“Sono state individuate tre rotte principali per il trasporto del petrolio verso il territorio turco dalle zone controllate dalle formazioni dei banditi in Siria e in Iraq”, ha evidenziato il vice capo di Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi.
Sarebbero quindi tre le rotte scoperte, una occidentale che porta agli scali marittimi della Turchia sul Mediterraneo, una rotta settentrionale che conduce alla raffineria di Patma e una rotta orientale che conduce il petrolio ad una grande base nella città di Zhizdra.
“Il principale consumatore di questo petrolio rubato a suoi legittimi proprietari, la Siria e l’Iraq, si svela essere la Turchia. Dopo le informazioni ottenute, la classe dirigente politica, fra cui il presidente Erdogan e la sua famiglia, risulta implicata in questo commercio illegale”.
“Gli introiti derivati dalla vendita di petrolio, circa 2 miliardi di dollari, è una delle più importanti fonti di finanziamento delle attività terroristiche in Siria. Quelle a nostra disposizione sono solo una parte delle informazioni sugli orribili crimini commessi dai funzionari turchi, che finanziano direttamente il terrorismo internazionale”.
Il ministro della difesa Antonov ha proseguito precisando che l’obiettivo delle accuse contro la Turchia non siano le dimissioni di Erdogan ma “la lotta congiunta contro i finanziamenti al terrorismo”. Ha poi chiesto ai giornalisti presenti: “non ponete domande sul fatto che i figli del presidente turco si rivelano essere i dirigenti di una delle principali compagnie energetiche e che uno dei figli è stato nominato ministro dell’Energia? Quale meravigliosa impresa famigliare”.
Le dichiarazioni russe arrivano durante una conferenza stampa organizzata a Mosca, aperta anche ai giornalisti stranieri. I rapporti tra Russia e Turchia sono ormai in tensione dopo l’abbattimento del jet russo, al confine tra la Siria e la Turchia, avvenuto lo scorso 24 novembre.
In chiusura di conferenza stampa, i funzionari del ministero della difesa russo ha annunciato che verranno presentate ai giornalisti, la prossima settimana, informazioni sui quantitativi e rotte usate dalla Turchia per inviare all’Isis armi e munizioni.
Erdogan cerca di ridimensionare le accuse russe, “nessuno ha il diritto di calunniare”, affermando di essere pronto alle dimissioni nel caso in cui le accuse dovessero dimostrarsi reali.
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