Firenze. Un drone sorveglierà le coste della Toscana, fornendo dati utili ad analizzare i rifiuti plastici presenti sulle spiagge, nonché a comprendere la penetrazione di specie vegetali invasive, e a verificare i cambiamenti della linea di costa dovuti a fenomeni erosivi, o alla presenza di fiumi e porti.
Il progetto, condotto dal Consiglio nazionale delle ricerche con gli Istituti di scienze marine (ISMAR) di Lerici (La Spezia) e di Fisiologia clinica (IFC) di Pisa, è unico nel suo genere: le prime ricognizioni condotte dal gruppo ReFly del CNR-IFC hanno riguardato il litorale di San Rossore (Pisa), area naturale protetta delle province di Pisa e Lucca, permettendo di acquisire una serie di dati relativi al riconoscimento, classificazione e conteggio degli oggetti antropogenici ivi spiaggiati.
I risultati, analizzati in collaborazione con l’Istituto per la bioeconomia (IBE) del CNR, sono pubblicati su “Remote Sensing”.
“Oltre a stime quantitative, sono state svolte analisi approfondite sulle dinamiche dell’accumulo spaziale e temporale dei rifiuti, mettendo in luce il ruolo giocato da fattori quali la stagione, le condizioni del mare e delle correnti, la presenza di vento e altri fattori atmosferici”, spiega Silvia Merlino, ricercatrice del CNR-ISMAR di Lerici.
“L’indagine – aggiunge la ricercatrice – la prima in Italia ad aver utilizzato un drone per l’analisi del marine littering ha fatto emergere elementi interessanti: abbiamo riscontrato, ad esempio, che la velocità di accumulo dei rifiuti è influenzata anche dalla dimensione degli oggetti: questo è vero specialmente per materiali come il polistirolo espanso, poco denso e che tende a disperdersi facilmente”.
Anche la stagionalità è un fattore chiave: densità di accumulo maggiori si hanno, infatti, in autunno e in inverno.
Per quanto riguarda la distribuzione spaziale, invece, emerge una tendenza degli oggetti ad accumularsi maggiormente a ridosso delle dune, che caratterizzano il paesaggio delle spiagge monitorate, aiutate in ciò dalla presenza di materiale vegetale come tronchi e grossi rami, che ne ostacolano il ritorno in mare e che, purtroppo, ne favoriscono invece la frammentazione con conseguente produzione di microplastiche.
“Per contro – conclude Silvia Merlino – abbiamo rilevato come, su una spiaggia liberata completamente da tali oggetti, si ristabilisca un nuovo equilibrio dinamico già nell’arco di poche settimane”.
I prossimi passi del monitoraggio indagheranno anche la dispersione e distribuzione di dispositivi di protezione individuale legati alla gestione dell’epidemia da Coronavirus, con l’obiettivo di monitorare il probabile arrivo, via fiume, di guanti e mascherine nella zona del parco di San Rossore, Migliarino e Massaciuccoli.
“L’utilizzo di droni con finalità di monitoraggio ambientale presenta molteplici vantaggi: consente di osservare porzioni di territorio anche molto estese, riesce a penetrare in luoghi inaccessibili, e garantisce la ripetibilità spaziale delle ricognizioni grazie a voli automatici – conclude Marco Paterni, referente delle attività di monitoraggio nell’ambito della dispersione di rifiuti in ambiente del gruppo ReFly CNR-IFC – In un prossimo futuro, i droni utilizzati in volo non a vista (BVOLS) potranno fornire un ottimo supporto alla gestione di parchi marini e riserve, contribuendo all’individuazione delle zone a rischio di accumulo di detriti e rifiuti plastici, diventando strumento chiave per la gestione degli interventi di rimozione, evitando così il loro degrado e frammentazione”.
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L’articolo CNR: un drone sorveglierà le coste della Toscana contro i rifiuti plastici proviene da Report Difesa.
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