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Le armi chimiche siriane a Gioia Tauro

Gioia Tauro. E’ stato comunicato il nome del porto italiano che ospiterà le armi chimiche siriane, la scelta è ricaduta sulla città di Gioia Tauro, in Calabria.

Da una nave danese o norvegese avverrà il trasbordo dell’arsenale sull’imbarcazione americana Cape Ray che in acque internazionali distruggerà mediante idrolisi gli agenti chimici. L’operazione è prevista per la fine di gennaio, infatti il Pentagono ha dichiarato che la Cape Ray è tuttora in Virginia e che salperà durante il prossimo week end o nei giorni successivi per poi raggiungere il Mediterraneo non prima di due settimane.

“L’Italia si inserisce in questa grande operazione internazionale che è il primo passo per arrivare ad un Medio Oriente privo di armi chimiche“, spiega il ministro degli Esteri, Emma Bonino. “Aderendo alle disposizioni contenute nella Risoluzione 2118 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 27 settembre 2013, il governo italiano, che ne ha informato il Parlamento, ha deciso di contribuire all’azione della comunità internazionale diretta alla distruzione di armi chimiche siriane impiegate nei mesi scorsi ai danni di popolazioni civili nel drammatico conflitto che ha luogo nel Paese”.

Nonostante la scelta della città di Gioia Tauro venga accompagnata da spiegazioni e versioni ufficiali che descrivono il porto come “un’eccellenza, specializzato in questo tipo di attività” e considerato “più sicuro e di più facile gestione in caso di proteste e manifestazioni”, tuttavia insorgono le amministrazioni locali.

“A me non hanno comunicato nulla di ufficiale ma comunque sarebbe grave. Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone. Una scelta del genere crea discredito nelle istituzioni”, sono le parole di Renato Bellofiore, sindaco di Gioia Tauro. Il primo cittadino di San Ferdinando, comune che condivide le banchine del porto con Gioia Tauro: “Stiamo valutando di emettere un’ordinanza per chiudere il porto”.

Durissime le reazioni delle amministrazioni locali e dell’intera comunità cittadina, l’operazione di trasbordo dei container dovrebbe essere attuata da “nave a nave” senza toccare suolo ma, comprensibile, sorge il timore per la sicurezza.

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