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"La politica al servizio del bene comune"

La nozione della politica come un servizio per il bene pubblico è evidente di per sé, poiché questo è il motivo che giustifica l’autorità specifica di tale azione. È una nozione nobile ed esigente sia a livello teorico, sia nella percezione della gente. La politica ha a che fare con il potere, e il suo ruolo è appunto quello di servire, utilizzando questo strumento specifico.
Originariamente, nella filosofia classica (per esempio, in Aristotele) la parola greca politiké indicava l’ambito stesso della vita collettiva, un vivere associato in comunione, una comunità nella quale i cittadini gestivano il bene comune tramite rapporti faccia a faccia. L’ambito del politico era insomma l’ambito stesso del sociale e la gestione del potere era di tipo orizzontale, con una base della piramide molto allargata e un vertice molto basso. Le cose mutano radicalmente già in epoca romana, quando la civitas (termine latino che traduce il greco pòlis) acquista delle dimensioni che sorpassano di gran lunga la possibilità del “vivere politico” consentito dalla pòlis greca. La civitas romana si configura come una civilis societas, comunità di cittadini, organizzata giuridicamente, e la sfera della politicità tende a definirsi (almeno ai tempi di Cicerone, che definiva la civitas come l’aggregazione umana fondata sul consenso della legge) come sfera della giuridicità. Non emerge ancora, però, e non emergerà nemmeno durante il Medioevo (epoca in cui la politica è vista in chiave teologica ed è associata indissolubilmente all’etica), quella proiezione verticale che lega l’idea di politica, cioè di gestione della cosa pubblica e del bene comune, all’idea di potere, di comando, né si ritrova l’idea correlativa di uno Stato sovraordinato alla società.
Autori come Machiavelli, Hobbes e Locke cambiano il modo di interpretare la finalità dell’attività politica: l’attenzione viene posta sui meccanismi di potere, e il concetto di unità secondo l’ordine viene sostituito dal concetto di conciliazione tra i diritti degli individui. Si continua a parlare di beni comuni (la pace, il benessere) ma ormai con altri contenuti. Siamo nel regno dei contratti. Rimane lontano il concetto di bene comune come bene onesto in se stesso. Tale visione moderna utilitaristica è il risultato di una nuova antropologia, secondo la quale l’uomo per natura è antisociale. La società si sarebbe formata per “controllare” le passioni dell’egoismo, dell’invidia e dell’ambizione, naturali nell’uomo. Da qui il concetto di homo homini lupus di Hobbes e l’idea “funzionalista” della società che noi non possiamo accettare. Su queste nuove basi, predomina nelle menti dei governanti della vita pubblica la comprensione del bene politico come un bene utile, come benessere, come il maggior bene per il maggior numero possibile.
Oggi la nostra società affronta nuove sfide e nuovi scenari politici ed ideologici. Il cibo, l’acqua, la nostra terra, il bello e il buono che non si devono necessariamente comprare: forse c’è la speranza che non si portino via tutto. Sono le cose che stanno più a cuore alle persone umili che cercano di vivere bene la propria vita in un mare di difficoltà che non si sono per niente cercate: è la dimostrazione che i temi della politica dovrebbero essere altri, se la politica fosse nobile, se la politica sapesse. La politica deve ritornare un’arte nobile al servizio del cittadino e di tutte le comunità.
Ogni uomo deve decidere se camminerà nella luce dell’altruismo creativo o nel buio dell’egoismo distruttivo. Questa è la decisione.
Vincenzo Priolo

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Written by Vincenzo Priolo

Vincenzo Priolo è nato ad Agrigento il 5 dicembre del 1981. È laureato in scienze politiche e delle relazioni internazionali e ha frequentato nella sua carriera svariati corsi di specializzazione in materia di Sicurezza e Difesa. Ha maturato esperienze notevoli e di responsabilità in settori pubblici e di rappresentanza. Coordina il magazine Yepper fondato sulla base del giornalismo partecipativo. Ama viaggiare, cucinare ed intrecciare nuovi rapporti di collaborazione e amicizia con persone di altre culture e religioni.

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