Andrò controcorrente. Sarò anche un inguaribile ottimista, ma questo Bari è da Serie A. E la trasferta di Cagliari, nonostante la sconfitta di misura, me ne ha dato conferma.
Vi chiederete come si faccia ad esser ottimisti dopo una sconfitta contro una diretta concorrente alla promozione diretta. Bene, proviamo a ricordarci del match casalingo contro l’Entella o l’amarissima trasferta di Terni e lasciamo perdere la classifica. Fatto? Ora, analizziamo (lucidamente) la partita di Cagliari. Stiamo parlando di una squadra “cazzuta”, “poco lenta ma molto rock”, di un altro Bari, in partita per 94 minuti, mai domo e soprattutto dimostratosi all’altezza di un avversario che con la B non ha nulla a che vedere.
Peccato per come siano maturati i due gol realizzati dai sardi. Sul primo, errato addossare le colpe esclusivamente su Guarna. Vero, il portiere ha le sue responsabilità, magari poteva respingere con i pugni il siluro dalla distanza di Salamon, ma non è possibile lasciare chilometri di spazio sulla trequarti con sei elementi dietro la linea della palla e senza che nessuno vada incontro al pallone. Sul secondo, bravi loro. Ma eravamo in un 2 (loro) contro 3 (noi) su di un contropiede. Segno che si poteva gestire nettamente meglio la situazione di gioco. E, con palla scoperta, bisogna solo rinculare e accompagnare l’attaccante sul piede “debole”. Invece, Contini, azzardando l’uscita su Melchiorri, ha creato i presupposti necessari per lasciare a Sau lo spazio sufficiente per concludere a rete e realizzare il 2-0. Quindi, parliamo di due reti propiziate da un errore di reparto (sul primo gol) e un errore individuale (sul secondo). Che tradotto: i due gol sono frutto di nostre responsabilità e poco (se non nessun) merito degli avversari. Poi, se il fine del portiere è parare, quello dell’attaccante è segnare. E le due, nitide, occasioni per il pareggio le ha proprio avute un attaccante come De Luca. Quindi…
Potevano mancare anche le consuete critiche ad minchiam al tecnico? Certo che no. Il Bari oggi è sceso in campo con il tradizionale 4-3-3, con gli stessi interpreti delle ultime apparizioni. Un Bari quadrato e mai in difficoltà fino all’episodio del vantaggio sardo. Giusto equilibrio e giuste distanze tra i reparti, con un Gentsoglou protagonista, senza mai schiacciarsi troppo indietro. Insomma, un Bari ben messo in campo. Poi, il gol di Melchiorri ha cambiato il volto della gara e l’atteggiamento dei biancorossi. A gara sbloccata, giusto giocarsela a viso aperto e ci può stare, contro una squadra di grande livello, prendere un contropiede e pagare dazio, come è accaduto nell’occasione del 2-0 di Sau. Ma il Bari è duro a morire e, dopo aver riaperto la gara con Rosina, non ha indietreggiato di un metro. Di cosa ci lamentiamo del tecnico? Nella ripresa, chi avrebbe avuto il coraggio di schierare quarta (Boateng) e quinta (Sansone) punta alla ricerca del pareggio, rischiando l’imbarcata? L’unico appunto potrebbe essere legato all’impiego dell’insufficiente Contini, vero. Ma contestare a prescindere non giova a nessuno. Il Bari è questo. Solido, mai vinto. Poco bello, ma tremendamente efficace, che, contro il Cagliari, ha rischiato solo a risultato sbloccato e su situazione di contropiede. Qual è la colpa del tecnico piemontese? Quella di non averle vinte tutte fino ad ora? Il Bari ha 35 punti ed è in linea con gli obiettivi di inizio stagione. Quindi…
Dopo oggi, dunque, ribadisco la mia convinzione: questo Bari è da Serie A.
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