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Calcio champagne, tiki taka, spettacolo: la Serie B non è questo!

Altra vittoria, altre critiche. Il Bari viaggia ad una media di due punti a partita, eppure i mugugni in città crescono di giorno in giorno. I biancorossi, imponendosi di misura sulla Salernitana, centrano la sesta vittoria stagionale su dodici gare giocate. Numeri alla mano, stiamo parlando di una squadra in piena lotta promozione diretta. Ma ciò non basta. Il palato fine della città dice no. Un mix di esteti del calcio, pseudo allenatori da “so-tutto-io” e inguaribili nostalgici dei tempi che furono, che dimostrano quotidianamente uno scarso contatto con la realtà di oggi. Una realtà che, al netto delle inevitabili difficoltà in un campionato “tosto” come quello di B, sorride ai biancorossi.
Vero è che il Bari non riesca ad esprimere per intero il suo enorme potenziale tecnico. Ma in B, e non bisogna mai scordarlo, è la classe operaia ad andare in paradiso. La chiave del successo risiede nello spirito di sacrificio del gruppo. Concetti come takle, difesa arcigna o squadra compatta vengono inevitabilmente messi in primo piano rispetto al football bailado. Al tiki taka si sovrappone, per forza di causa maggiore (vedasi squadre arroccate nella propria metà campo), la classica palla lunga e pedalare. E poco importa se non si eccelle nel gioco, il fine principale è portare a casa l’intera posta in palio o, nella peggiore delle ipotesi, accontentarsi di un punticino striminzito, ma che muova la classifica. Sì, perchè, lo dice la recente storia di questo campionato, con un paio di vittorie accarezzi il sogno promozione, ma con un paio di sconfitte cominci a guardarti alle spalle. Per vincere un torneo da 42 giornate, è necessario essere continui. Continuità di risultati, non di prestazioni. Perchè puoi anche giocare bene (vedi il match contro il Novara) e ritrovarti con uno, o anche nessun, punto in mano.
Senza andare troppo a ritroso nel tempo, tanto per intenderci, il gioco dello stesso Carpi mostrato nella passata stagione era tutto, fuorchè per palati fini. Il classico schema“palla fe tu”, principale capo d’accusa rivolto a mister Nicola, ha portato gli emiliani in paradiso. Una squadra, quella emiliana, brava nel compattarsi e giocare in trenta metri di campo con un atteggiamento attendista e pronta, dopo aver recuperato palla, a servire in verticale (spesso con lanci chilometrici) l’unica punta Mbakogu. Eppure, questo nessuno lo ricorda.
E se non bastasse, scomodando la magica stagione 2008/2009 sotto la gestione di Antonio Conte, i biancorossi ci impiegarono mezza stagione per poter inserire il pilota automatico e stra-vincere quel campionato. E nonostante quel Bari avesse trovato il giusto equilibrio tra reparti e un gioco brillante, non mancarono difficoltà. Andando a memoria, ricordiamoci del pari interno sofferto con l’Ascoli o quello contro il Grosseto in trasferta. In quelle due occasioni sopracitate, il Bari collezionò due punti complessivi, senza prestazioni da stropicciarsi gli occhi. Eppure, a conti fatti, anche senza convincere, quella squadra al termine della stagione riuscì a raggiungere il tanto auspicato salto di categoria.
Tornando al presente, guardiamo i risultati dell’ultima giornata. Pro Vercelli-Livorno 1-0; Latina-Cesena 1-0; Pescara-Ternana 1-2; Trapani-Spezia 5-1 e mettiamoci anche Cagliari-Modena 2-1 (con i sardi in superiorità numerica per quasi un’ora di gioco). Risultati clamorosi e che la dicono lunga su quella che è la B attuale. Un campionato equilibrato, indecifrabile, mai scontato. Capita così che il presuntuoso Spezia ne becchi ben 5 in quel di Trapani o che il Cesena arresti sul più bello la sua corsa, perdendo meritatamente in quel di Latina. Per non parlare della corazzata Cagliari, messo in seria apprensione da un coriaceo Modena.
In B non sempre si può essere belli e vincenti. Anzi, più una squadra tende a specchiarsi, più va incontro a figuracce. Il bel gioco può attendere quanto vuole. Fino a quando si è brutti, cazzuti e vincenti, va bene così. Piuttosto che fischiare o mugugnare, sosteniamo la squadra. Tutti, uniti, verso la stessa direzione.
Agli amanti del tiki taka e dello spettacolo, consiglio candidamente di trovarsi un diversivo. Il vostro posto è sul divano di casa o al bar il lunedì dopo la partita. La squadra non ha bisogno di voi. Voi che come sport preferito praticate la “corsa alla critica” o che fischiate per un pareggio agguantato con le unghie o con i denti in extremis contro il Novara.

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Written by Alberto Stasi

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