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Rrivolta di EuroMaidan: Tymoshenko scarcerata

Yulya Tymoshenko. Nata in Ucraina, nell’allora URSS, presidentessa del partito Patria, diventa la prima donna presidente del Paese.

“Entra in carcere dal 2011, condannata a sette anni. Una condanna che molti, dentro e fuori dall’Ucraina, hanno bollato come politica. Tre volte premier, leader della Rivoluzione Arancione, ex Principessa del Gas, ha seguito da vicino la rivolta di Maidan. A novembre aveva scritto in una lettera: “Non lasciatevi sfuggire l’occasione, domani sarà troppo tardi. Trionferà il male”.

Dal 1995 al 1997 presiede la Compagnia Generale dell’Energia, l’azienda gestisce l’import del gas e metano dalla Russia per poi esportarlo verso l’Occidente. Ruolo chiave per tutti i rapporti economici e politici con la Russia e l’Europa.

Muove il passo verso la politica. Si presenta in pubblico con la sua treccia bionda che è identificata quale simbolo della tradizione del suo Paese. Viene eletta in Parlamento nel 1996, nel 1999 diventa ministro dell’Energia.

Nel febbraio del 2001 arriva la prima accusa di corruzione ed importazione illegale di metano. Arrestata si difende mentre i suoi sostenitori organizzano una marcia di protesta. Decide, nello stesso anno, di fondare il Blocco Yulia Timoshenko.

Nel 2004 diventa figura chiave della rivoluzione arancione quando denuncia il candidato Viktor Yanukovich per frode elettorale. La protesta di piazza diventa la rivoluzione arancione, in quanto i suoi sostenitori manifestano con un segno arancione. Le elezioni vengono invalidate. Nel 2005, il presidente eletto Yushchenko la nomina Primo Ministro dell’Ucraina. Secondo la rivista Forbes è considerata, dagli analisti, la terza donna più potente del mondo. Nel 2007 giunge per lei il secondo mandato e nel 2009 il terzo.

Nel 2010 si svolgono le terze elezioni politiche in pochi anni, vince Yanukovich. Tymoshenko accusa il rivale di brogli elettorali. Nel 2011 inizia il processo con l’accusa di malversazione, le contestano un contratto eccessivamente oneroso per l’Ucraina firmato con la russa Gazprom, nel mese di ottobre arriva per  Yulya Tymoshenko la condanna: sette anni di carcere.

Il processo suscita enormi perplessità. Gli avversari del presidente Yanukovich lo considerano un modo per liberarsi di un avversario politico, l’Europa chiede più volte al governo ucraino di riesaminare il processo. Per anni Yanukovich ignora tutti gli appelli della comunità internazionale, fino alla sanguinosa rivolta di EuroMaidan di Kiev.

Oggi 22 febbraio 2014, il presidente Viktor Yanukovich, secondo i media, è in fuga da Kiev ed è stato rimosso dal Parlamento che, invece, ha deliberato la scarcerazione di Yulya Tymoshenko.

La città di Kiev è in mano agli attivisti. Mentre i vertici dell’esercito ucraino hanno sottolineato, in una nota, la volontà di restare super partes: “Le forze armate sono leali ai loro obblighi costituzionali e non possono essere trascinate in un conflitto politico interno”.

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