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La magia di un soffio…

Quando pensiamo all’etilometro impiegato dai carabinieri durante i controlli siamo portati spesso a credere che sia una scocciatura e che sono esagerati i limiti imposti …Ma ci siamo mai chiesti davvero perché è nato questo strumento e come, se sfruttassimo i principi di funzionamento dello stesso, potrebbe cambiare la nostra vita nei prossimi anni?

L’etilometro fu inventato nel 1954 da Robert Borkenstein, un ex capitano della polizia dell’Indiana proprio per misurare seduta stante i livelli di alcool presenti nel sangue semplicemente soffiando in un palloncino.

Prima di questo strumento era necessario invece effettuare un prelievo di sangue, una modalità di analisi invasiva e non immediata.

L’idea che l’aria espulsa durante ogni atto espiratorio possa contenere molecole che diano informazioni circa il nostro stato di salute risale ad Ippocrate e agli antichi medici greci che erano soliti diagnosticare alcune patologie sulla base dell’odore caratteristico dell’espirato dei loro pazienti. Ad esempio ad un odore fruttato e dolciastro veniva associato il diabete mellito, ad un odore di pesce problemi al fegato e all’odore di urea disfunzioni renali.

Questo tipo di analisi è definito scientificamente “breath analysis“ (analisi del respiro), e negli ultimi anni scienziati di tutto il mondo hanno evidenziato come durante ogni atto espiratorio vengano espulse migliaia di molecole che restituiscono una “foto” del nostro stato di salute, ma non sono ancora riusciti a discriminare al meglio le diverse molecole.

Infatti a oggi sono poche le malattie diagnosticate mediante quest’analisi, ma tanti gli studi in corso in tutto il mondo.

Sicuramente un piccolo tassello, in questo grande puzzle lo ha messo l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” con una ricerca finanziata dalla Regione Puglia nell’ambito della quale si è cercato di valutare la possibilità di impiegare la breath analysis per diagnosticare il cancro colo-rettale che attualmente è diagnosticabile solo mediante colonscopia.

I risultati preliminari ottenuti da questa ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “British Journal of Surgery”, e la notizia è stata subito ripresa dalle testate giornalistiche internazionali (BBC e CNN), nazionali e locali che hanno dato largo spazio alla stessa facendole fare il giro del mondo in pochissimi giorni.

Ultima la pubblicazione di lunedì sul settimanale “Gente” in cui è stata raccontata l’avventura del gruppo di ricerca del Dipartimento di Chimica che da pochi anni ha intrapreso questo percorso di ricerca tanto affascinante in collaborazione con il gruppo di ricerca del Dipartimento di Emergenza e Trapianto Organi.

In un futuro prossimo si spera di poter soffiare in un palloncino per avere informazioni precise sul nostro espirato e quindi sullo stato del nostro corpo, evitando così controlli dolorosi, invasivi, costosi e a volte anche pericolosi.

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